La ricostruzione delle fortezze diroccate, tra cui quella di S. Angelo di Castiglione, voluta da Giovanna I di Napoli nel 1364 avvenne negli anni successivi, così come ricorda il poeta Antonio Boezio
"Reficero Castelluni la forte roccatura,
che a disfare ad Aquila illo sone tanto dura,
E sone la prima che poterasse trovailo n’escrittura;
Lu libru de Buczu de Ranallu recontava la storia"
Ancora una volta Castiglione ebbe un ruolo di primaria importanza data la sua posizione al confine tra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa. Proprio attraverso la vallata di Castiglione il 26 luglio 1461 entrò nell’aquilano l’esercito pontificio alleato degli aragonesi nella guerra contro gli angioini. I soldati, comandati da Guido di Montefeltro, duca di Urbino, si fermarono nel piano di Castiglione, in contrada Pozzelle. Alcuni abitanti di Tornimparte si precipitarono ad avvertire la Camera Aquilana ma non furono creduti così che la città, alleata degli angioini, fu esposta al saccheggio degli aragonesi.
In quello stesso periodo ci furono vari terremoti, in particolare quello del 1456 che distrusse buona parte della città di L’Aquila, che arrecarono sicuramente ingenti danni alle ville del territorio di Tornimparte anche se mancano documenti che riportano le stime dei danni.
Nel 1529 il territorio di Tornimparte ospitò l’accampamento dell’esercito guidato da Filiberto di Chalon principe d’Orange Vice Re di Napoli giunto nella zona per sedare la rivolta degli aquilani e delle ville circostanti. Gli aquilani furono costretti al pagamento di 100.000 a titolo di risarcimento e perse, inoltre, l’egemonia sul contado che fu diviso ed assegnato in feudo ai capitani spagnoli. Tornimparte con tutte le sue ville fu assegnato al capitano Pietro Consales de Mendoza. Negli anni si successero vari feudatari fino a quando, nel 1662 fu acquistato da Maffeo Barberini, principe di Palestrina. Il feudo rimase ai Barberini fino al 7 dicembre 1797, giorno della morte di Cornelia Costanza Barberini che era l’ultima erede del ramo della famiglia. Il feudo passò allora al ramo Barberini Colonna che lo tenne fino al 2 agosto 1806 cioè fino a quando il Re di Napoli Giuseppe Bonaparte abolì la feudalità. I segni della presenza della fa miglia Barberini sono ancora presenti sul territorio come testimonia palazzo Barberini a Villagrande.